Mutui: torna di moda il variabile

di isayblog4 Commenta

Italiani invasi dai debiti e sembra che, alla fine, uno dei motivi principali che ha portato letteralmente al fallimento moltissime persone sia proprio il mutuo, ed ecco che diminuiscono sensibilmente, mese dopo mese, coloro che vogliono accenderlo. Del resto sono pochissimi coloro che hanno realmente le garanzie giuste e allora il sogno di scegliere le quattro pareti domestiche è destinato a rimanere tale. Lo conferma ultimamente pure Bankitalia nel suo rapporto e le cifre parlano chiaro. Secondo l’indagine gli italiani però considerano la propria abitazione come il bene principale e le donne in carriera addirittura la mettono prima nei propri interessi di un figlio.

Insomma per vivere una vita serena, niente può sostituire un confortevole e rassicurante “nido”. Si abbassano, invece, i debiti di tipo Commerciale che ora fanno registrare un più 21% e quelli legati a vari tipi di finanziamento con un più  13,6% e un più  20%. Quello che incuriosisce di più, però, è che ora gli italiani non hanno più dubbi e anzi hanno proprio le idee chiare: tra i vari tassi quando accendono un mutuo, preferiscono senza dubbio il variabile.

La Banca d’Italia in una nota ha confermato: “Negli ultimi due anni è fortemente rallentata la dinamica del valore dei mutui per l’acquisto dell’abitazione: l’incremento si è stabilizzato sul 2 per cento annuo contro un valore di circa il 16 per cento annuo del periodo 1995-2009. Anche il credito al consumo ha fatto registrare una forte decelerazione, dal 20,5 per cento in media nel periodo 1995-2009 al 4,8 fra il 2009 e il 2010, mentre la restante categoria degli altri prestiti ha registrato un aumento del 12 per cento circa, molto superiore alla variazione media annua del periodo 1995-2009 (3 per cento). La crescita dei debiti commerciali fra il 2009 e il 2010 è sostanzialmente in linea con quella del periodo 1995-2009 (rispettivamente 4,1 e 3,5 per cento)Rispetto al 2009 la quota di ricchezza detenuta in titoli pubblici italiani si è invece ridotta di quasi un punto percentuale così come quella detenuta in azioni e partecipazioni (un punto percentuale), completamente ascrivibile alla riduzione della quota di titoli italiani. E’ continuata la ripresa, seppur debole, della ricchezza detenuta dalle famiglie in fondi comuni d’investimento dopo la caduta del 2008″.

 

 

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