Il mutuo a tasso variabile puro conviene?

Le banche di credito sono sempre più disposte ad erogare prodotti ipotecari con un alto grado di convenienza per far ripartire il mercato e aumentare la domanda di finanziamenti da parte delle famiglie.

Le offerte sono diverse per durata, interessi, tipologia e finalità? Riguardano:

• Tasso variabile: prevede una rata connessa ad un tasso di riferimento (solitamente
l’Euribor o il tasso BCE) e ogni variazione positiva o negativa di tale tasso corrisponderà ad un aumento o ad una diminuzione della rata da pagare.
• Tasso variabile con CAP: ha le stesse caratteristiche del tasso variabile puro, cioè nononstante prevede l’opzione di un tetto massimo (definito in fase di stipula del contratto) che il tasso non può oltrepassare.
• Tasso fisso: la rata non varia durante ll’operazione perché il tasso applicato è stabilito in via iniziale alla stipula del contratto.
• Tasso misto: offre la possibilità di passare da una rata a tasso fisso ad una a tasso variabile, o viceversa, a scadenze predefinite al momento della stipula dell’intesa tra istituto di credito e mutuatari.
• Rata costante: mutuo a tasso variabile con rata costante, in cui le variazioni del tasso di riferimento determinano la durata del rimborso del mutuo.

Come orientarsi in questa selva di offerte?

Come è noto, di recente i tassi hanno sfiorato i valori storicamente minimi e uno spread medio più contenuto in rapporto agli anni passati. In questo clima, poco più del 43% dei mutuatari preferisce il mutuo a tasso variabile puro, approfittando della convenienza delle rate, ma assumendosi il rischio di un futuro aumento dei tassi. Le rate, come detto in precedenza sono connesse a un tasso di riferimento: l’Euribor o il tasso della Banca centrale europea. Prima di selezionare questo prodotto, dunque, occorre tenere in considerazione la variabilità di tale fattore.

 

 

 

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